MILANO – “Non siamo qui per difendere una corporazione. Siamo qui perché pensiamo sinceramente di interpretare un sentimento collettivo di giustizia che conosciamo bene come magistrati e che vogliamo vivere come cittadini”. È con queste premesse che l’Associazione nazionale magistrati ha promosso per oggi un sit-in sulle scale del Palazzo di Giustizia di Milano per protestare contro la riforma Nordio, a seguito della possibile accelerazione parlamentare della legge. Toga indosso, coccarda tricolore sul petto e copia della Costituzione in mano, i giudici ribadiscono le criticità contenute nella riforma. “Noi non combattiamo una battaglia per la magistratura, ma per la società che riteniamo si possa riconoscere nei principi costituzionali su questo tema che stanno per essere modificati”, sottolinea il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi.
La mobilitazione, spiega, “deve avere sempre forme diverse perché dobbiamo portare un messaggio che è complesso ma che allo stesso tempo deve essere molto chiaro, un messaggio per i cittadini. Noi abbiamo parlato con la politica, abbiamo spiegato le nostre ragioni. Oggi parliamo ai cittadini e a tutti coloro che sono desiderosi di ascoltarci”. In questo senso, però, le toghe si sentono prese di mira e ribadiscono che la riforma è “sicuramente espressiva di un sentimento non troppo benevolo della magistratura”, perché ci sono alcuni passaggi che “veramente sembrano essere indicativi di una volontà di colpevolizzare i magistrati e questo ci spiace molto perché in realtà noi non abbiamo mai fatto la guerra a nessuno e non la faremo mai a nessuno”. E gli effetti produrranno “magistrati più deboli, magistrati più attaccabili, magistrati più incerti, e quindi specialmente per i cittadini che hanno meno tutele” il rischio è che diventi una giustizia “che in qualche modo non si rende interprete delle loro esigenze”. Dal punto di vista sociale “è un tema molto delicato”.
C’è poi il tema della separazione delle carriere, che è “il tema più delicato e più complesso perché evidentemente si tratta di una valutazione anche in prospettiva di quello che accade in altri Paesi dove la separazione c’è stata- insiste Parodi- ma io credo che già la riforma poi per come è oggi nonostante non abbia una previsione espressa di sottoposizione all’esecutivo indebolisca fortemente quello che è il ruolo della magistratura, l’indipendenza della magistratura, e quindi crei i presupposti in qualche modo per una forma di depotenziamento della giustizia, ripeto, nell’interesse dei cittadini. Io potrei anche dire che la mia vita non cambierà in concreto, ma la cambia come cittadino e questo non mi piace”.
Alla protesta, in contemporanea con le città di Roma e Bari, è poi seguito un incontro nell’aula magna del Tribunale, a cui hanno preso parte il presidente della Giunta milanese dell’Anm Maurizio Ascione, i professori Gian Luigi Gatta ed Enrico Grosso, il presidente Unione nazionale Camere civili Alberto Del Noce e il segretario dell’Associazione nazionale forense Giampaolo Di Marco. “Abbiamo deciso di anticipare anche la nostra scesa in piazza sulle scale perché c’è stata questa accelerazione del Governo, in ambito parlamentare. Ci saranno altre tappe. Noi siamo qui per difendere dei valori e i valori possono interessare a tutti. Questo è il punto”, chiosa il presidente Anm.
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