ROMA – Il presidente della Nigeria, Bola Ahmed Tinubu ha lanciato un appello ai connazionali affinché pongano fine alle manifestazioni di protesta che proseguono da una settimana e in cui hanno perso la vita 13 persone: “Vi ho sentito chiaramente e comprendo il vostro dolore e la vostra frustrazione. Ma vi chiedo di sospendere ogni ulteriore protesta e creare spazio per il dialogo”. Tinubu ha parlato alla televisione pubblica, nel suo primo intervento da quando sono iniziate le proteste del movimento rilanciate con l’hashtag #endbadgovernance (“porre fine al cattivo governo”), per chiedere lavoro e politiche economiche e sociali migliori. Cortei si sono tenuti anche ieri, e nuovi appuntamenti sono previsti epr i prossimi giorni.
La Nigeria è tra le prime economie africane, possiede grandi giacimenti di petrolio e una popolazione di quasi 230 milioni di abitanti. Tuttavia, la povertà è diffusa e i servizi sono scadenti. Inoltre soffre da mesi una grave crisi economica: a febbraio la naira ha perso il 70% del suo valore rispetto a maggio 2023. A giugno la situazione è peggiorata ancora. L’inflazione ha raggiunto il 34%: più cari del 40% i generi alimentari, triplicato il costo del carburante. Proprio l’abolizione dei sussidi per il carburante decisa dal Governo a inizio estate è stata la miccia delle proteste. Il Governo ha motivato la misura con la necessità di preservare il bilancio statale, in quanto le sovvenzioni ne assorbirebbero quasi la metà. Ma questo non è bastato a placare i cittadini, già insoddisfatti delle riforme economiche attuate da Tinubu. “Vi assicuro che il Governo è impegnato ad ascoltare e rispondere alle preoccupazioni dei nostri concittadini”, ha assicurato il presidente, chiarendo che “non dobbiamo lasciare che la violenza faccia a pezzi la nostra nazione”.
In questi giorni di proteste – che traggono ispirazione da quelle del Kenya, iniziate a giugno – ha suscitato grande eco nel Paese l’esito di una ricerca resa pubblica venerdì scorso da Amnesty International, che certifica la morte di tredici persone uccise negli interventi delle forze dell’ordine incaricate di disperdere i cortei organizzati in varie località della Nigeria. Nel dettaglio, sei le vittime nello stato Suleja Niger, quattro nello stato di Maiduguri e tre in quello di Kaduna. In una serie di post su X, l’organizzazione che si batte per i diritti umani nel mondo scrive: “La nostra ricerca mostra che il personale di sicurezza ha deliberatamente impiegato tattiche letali per gestire raduni di persone che stavano protestando contro la fame e la profonda povertà“. Amnesty ha quindi incoraggiato le autorità ad “avviare indagini indipendenti” su questi fatti.
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