ROMA – Nonostante le provocazioni, gli attacchi mirati e le pressioni politiche, l’intelligence statunitense continua a ritenere che l’Iran non abbia ancora preso la decisione definitiva di costruire un’arma nucleare. E a giudicare dalla quantità di leak anonimi in circolazione sui migliori media internazionali non sa nemmeno più come ribadire il concetto. Trump non pare ascoltare. Le ultime valutazioni di praticamente tutte le agenzie, scrive il New York Times, dicono che Teheran dispone sì di una vasta riserva di uranio arricchito, ma non avrebbe ancora imboccato la strada irreversibile verso la bomba.
La posizione dello spionaggio americano, rimasta sostanzialmente invariata rispetto a marzo, contrasta con l’innesco degli attacchi lanciati da Israele. Anzi: secondo alcuni funzionari, il rischio di una svolta iraniana potrebbe aumentare in caso di un attacco diretto, da parte americana o israeliana, all’impianto di Fordo o in seguito a un’azione estrema come l’eliminazione della Guida Suprema iraniana.Mentre Trump si è dato due settimane di tempo per sfogliare i petali della margherita (intervengo, non intervengo), un briefing della Casa Bianca tenutosi giovedì ha rilanciato il dibattito, dopo che il direttore della CIA John Ratcliffe ha definito l’Iran “molto vicino” al possesso dell’arma. La portavoce Karoline Leavitt ha rincarato la dose: “L’Iran ha tutto ciò che serve. Manca solo un ordine politico, e in un paio di settimane l’arma potrebbe essere pronta”. Anche il Mossad, secondo fonti americane, avrebbe fornito stime allarmanti: la bomba potrebbe arrivare in 15 giorni. Sono appunto le due settimane di cui sopra. Una scadenza totalmente inventata.Gli analisti statunitensi mantengono una linea più prudente, stimando che Teheran avrebbe bisogno di mesi, se non di anni, per completare l’assemblaggio. E ritengono che le stime israeliane riflettano le esigenze del premier Netanyahu, deciso a ottenere il pieno appoggio di Washington nella sua campagna contro il programma nucleare iraniano. Netanyahu, peraltro, per non mostrare debolezze che non può politicamente permettersi, ha dichiarato che Israele è pronto ad agire anche da solo.Al di là delle intenzioni, i dati tecnici finora sono abbastanza chiari: l’Iran ha arricchito uranio fino al 60%, una soglia vicina ma non ancora sufficiente al livello militare (90%). Per costruire un’arma, servirebbe non solo un ulteriore arricchimento, ma anche la capacità di assemblare, miniaturizzare e installare la bomba su un missile. Competenze che, secondo Usa e Israele, l’Iran possiede, ma che al momento non risulterebbero attivate per un uso bellico. Un’eventuale scorciatoia potrebbe passare da un’arma rudimentale, simile a quella sganciata su Hiroshima, non compatibile con missili ma potenzialmente utilizzabile in scenari meno sofisticati.
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