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Piano Mattei, le Diaspore al Senato: “Serve una visione afroitaliana”

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ROMA – Adottare una “visione afroitaliana” per superare “l’iper-italocentrismo del Piano Mattei e abbracciare la sfida del continente africano di produrre e trasformare, in particolare attraverso l’agribusiness, settore in cui l’Italia è leader mondiale”: questa la proposta che Mani Ndongbou Bertrand Honore, presidente del Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale (Cidci), ha lanciato durante l’audizione della Commissione esteri del Senato sull’adozione del Piano Mattei per l’Africa promosso dal governo di Giorgia Meloni.

Il responsabile ha definito come “critica” l’assenza della diaspora africana nella cabina di regia del Piano Mattei per l’Africa. Se coinvolta adeguatamente, ha sottolineato Mani Ndongbou Bertrand, “avrebbe potuto portare una visione africana del Piano, basata sulle reali necessità del continente e sugli obiettivi dell’Agenda 2063 e dell’Agenda 2030”.

Quindi il presidente ha posto una domanda: “Come può il Piano Mattei essere ‘non predatorio’ se nella sua cabina di regia, l’unico attore assente del sistema di cooperazione italiana ed anche il più grande investitore privato nel continente africano è la diaspora africana?”. La metodologia “non predatoria”, ha ricordato Mani Ndongbou Betrand, è citata nell’incipit del documento insieme a un approccio globale che punta sulla condivisione dello sviluppo socioeconomico e delle responsabilità per la stabilità e la sicurezza. Tuttavia, ha ricordato ancora Mani Ndongbou Bertrand, il presidente dell’Unione africana Moussa Faki aveva già sottolineato che gli africani non erano stati adeguatamente ascoltati durante la conferenza Italia-Africa di gennaio scorso. “Questa mancanza di coinvolgimento- ha avvertito il dirigente del Cidci- rischia di far percepire agli africani il Piano Mattei come l’ennesima iniziativa neocoloniale occidentale”. Mani Ndongbou Bertrand ha quindi espresso “delusione e rammarico” per questa grave assenza di ascolto.

Pur riconoscendo il diritto del governo di optare per una cooperazione bilaterale, Mani Ndongbou Bertrand ha evidenziato che “è improbabile che l’Italia possa competere con attori come Cina, Russia e Turchia in un contesto internazionale così complesso”. Il presidente ha sollevato poi domande sui “criteri di scelta, valutazione e monitoraggio dei progetti pilota finanziati”, sottolineando ancora la mancanza di una “visione integrata e sostenibile”. Progetti come quelli in Algeria, Egitto e Mozambico – ha aggiunto – potrebbero essere meglio collegati a iniziative per migliorare l’accesso all’acqua e all’energia, creando un circolo virtuoso di sviluppo.

Invitando le istituzioni a “superare l’italo-centrismo”, Mani Ndongbou Bertrand ha evidenziato che il continente africano, con 200 milioni di ettari di terre coltivabili, è il futuro granaio del mondo e che il Piano Mattei dovrebbe supportare questa sfida, lanciando il messaggio “Feed the world”, e non ignorare “il suo asso nella manica”, vale a dire “la diaspora africana, che contribuisce da anni con rimesse, competenze e un ricco ventaglio di professionalità”. “Una visione afroitaliana- ha concluso- assicurerebbe competenze indispensabili per un reale sviluppo inclusivo e sostenibile dei paesi d’origine e dell’Italia”.

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