Trump: più facile da battere. Si attende la convention dem
Roma, 22 lug. (askanews) – Joe Biden alla fine ha ceduto: si è ritirato dalla Corsa alla Casa Bianca, appoggiando la sua vice Kamala Harris come candidata dei democratici. Mai era successo negli Stati Uniti di vedere un ritiro così tardivo nella corsa alla presidenza. Biden, ancora affetto dal Covid, lo ha fatto con una lettera, promettendo di parlare in settimana alla Nazione.”È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro Presidente – si legge in un passaggio – e sebbene fosse mia intenzione correre per un nuovo mandato, credo sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi faccia da parte e mi concentri solo sullo svolgere i miei doveri come Presidente per quel che resta del mio mandato”.Sono in tanti però, soprattutto nel campo rivale dei repubblicani, a fare pressioni affinché già si faccia da parte. Harris, da parte sua, si è detta “onorata di avere l’appoggio di Biden” e ha affermato di “voler conquistare la nomination”. È lei la favorita a sfidare il repubblicano Donald Trump, ma la scelta ufficiale del candidato democratico dovrà essere presa dalla prossima convention di Chicago tra il 19 e il 22 agosto, con un procedimento complesso in cui la sua conferma non è scontata.E se Trump, sui social, si è vantato che Harris “sarà ancora più facile da battere” di Biden, da lui definito “il peggior presidente nella storia del nostro Paese”, l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che in molti hanno indicato tra i principali autori dietro le quinte del pressing per il ritiro di Biden, hanno salutato con favore la scelta del presidente di farsi da parte ma si sono detti a favore di un processo aperto per le primarie dem alla convention del prossimo mese, non facendo il nome di Harris. Sono diversi i governatori democratici di stati del Sud, bianchi e moderati, che potrebbero in teoria aspirare alla nomination al posto di Harris, oppure correre in ticket con lei come vicepresidente. Insomma, nel campo democratico la partita è ancora aperta, mentre mancano ormai poco più di tre mesi al voto del 5 novembre.